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Topologie della Visione in Via degli Ausoni

Dalla “rapsodica” collettiva di Nunzio “519+40”[1] i cancelli del Pastificio Cerere aprono al pubblico la quinta mostra del ciclo curato da Marcello Smarrelli per celebrare i dieci anni della Fondazione, passando il testimone a Piero Pizzi Cannella con la personale Interno Via degli Ausoni.

Se la mostra di Nunzio, concepita come un vivace evento estemporaneo, sembrava voler primariamente fornire uno sguardo sulle molteplici personalità che costituiscono il tessuto urbano di questa fucina di Vulcano nel cuore di San Lorenzo, Interno Via degli Ausoni conduce lo spettatore in una dimensione più intima e personale, dove il Pastificio, nel quale Pizzi Cannella vive e opera da trentacinque anni, diviene il palinsesto sul quale l’artista riscrive e reinserisce progetti passati e in divenire assemblandoli alle proprie memorie stratificate, fatte di oggetti, fantasie, astrazioni e luoghi vissuti.

Interno via degli Ausoni, Fondazione Pastificio Cerere, Installation view. Crediti: Andrea Musicò

Lo studium sembra pianificarsi fin nella prima opera in mostra (Senza titolo 2015), una planimetria vertiginosa, una sorta di mnemotecnica - del tutto simile alla tecnica dei loci - che riportando persino lungo i margini dei locali la collocazione di alcune opere, addiziona diversi locali in cui l’artista ha operato nel tempo realizzando una sorta di antologia personale compresa in un ideale studio d’artista.

All’interno - ma tutto è forse già esternalizzato - si osservano una serie di disegni realizzati con tecnica mista in cui si fondono suggestioni e astrazioni derivate da luoghi veduti e immaginati, per i quali il mio sentire si ritrova tra le parentesi di un pensiero di Roland Barthes: (Io non posso mostrare la Foto del Giardino d’Inverno. Essa non esiste che per me. Per voi, non sarebbe altro che una foto indifferente, una delle mille manifestazioni del “qualunque”; essa non può affatto costituire l’oggetto visibile di una scienza; non può fondare un’oggettività, nel senso positivo del termine; tutt’al più potrebbe interessare il vostro studium: epoca, vestiti, fotogenia; ma per voi, in essa non vi sarebbe alcuna ferita)[2].

Il sentimento di debolezza espressiva avvertito nei disegni è del tutto naturale perché la grande tela, posta al vertice della parabola espositiva, si impone allo sguardo sulla parete di fondo come l’apice di un climax, operando nello spazio un autentico sconfinamento.

Qui lo spettatore è atteso, in un lasso di spazio vastissimo dove fantasia e memoria operano insieme ridefinendo i termini del visibile. In questa grande tela (Interno 2015) nella quale è forse legittimo cogliere il “taglio dolce” dello studio dell’artista sito nei piani superiori dell’edificio, si risolve l’irriducibile polarità spesso trasposta nei disegni data accostando o sovrapponendo visione prospettica e astrazione, planimetria e prospetto.

Interno, 2015, tecnica mista su tela, 207x306 cm. Crediti: Andrea Musicò

Senza alcun orpello meramente decorativo, lo spazio abitato tra realtà esoterica ed essoterica si compie in un interno - quello di Via degli Ausoni - in cui tutto sembra prendere forma a seconda del campo mentale dell’osservatore. Una profonda prospettiva accenna ad una allusione di visione veduta, dove persino le due forme indistinte poggiate sul tavolo che sembra essere lì come una sorta di arena metafisica che funge da ingresso alla visione-lettura- potrebbero, nell’adattamento generale dello spazio, scalare in due piccole figure, divenendo unici spettatori di un vasto ambiente che potremmo definire un meraviglioso “capriccio”.

L’artista che si definisce un “Viaggiatore da camera”[3] esplora la propria dimensione ambientale e artistica mostrandoci il suo camminare sospeso nel tempo ricongiungersi nello spazio. Un viaggio nei meandri della mente, un labirinto in cui la memoria, individuale e collettiva, diviene l’unica risorsa salvifica. Come il filo donato a Teseo da Arianna; “fontana ferma” che attende l’eroe fuori dal labirinto.

[1] Alludo al testo redatto da Francesca Ragone in occasione della mostra e intitolato “Rapsodia di Nunzio” http://artinwriteout.wix.com/artinwriteout#!Rapsodia-di-Nunzio/cu6k/56560f5d0cf247940f6f7b75

[2] Roland Barthes, La camera chiara, Torino 2003, pag.75

[3] Dal comunicato stampa della mostra

Fondazione Pastificio Cerere [Roma, Via degli Ausoni 7]

pastificiocerere.it

Interno Via degli Ausoni

A cura di Marcello Smarelli

PIERO PIZZI CANNELLA

22 gennaio - 5 marzo 2016

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