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Elogio dell'insospettabile forza

La componete debole della fragilità è, a ben vedere, il suo reale punto di forza, il suo valore aggiunto. Non è un caso che i sinonimi di fragilità siano debolezza, delicatezza, insicurezza, instabilità: tutti tratti negativizzanti che intaccano l’idea di interezza e di forza umana. Ma se provassimo a girare le carte, se invertissimo il destino e provassimo a far sì che dalla fragilità nascano i presupposti per una ridefinizione radicale di questo concetto? Dopotutto, non esisterebbero vigore e stabilità senza la loro controparte: uno Yin-Yang in cui gli elementi si completano, l’uno valorizzando l’altro nonostante la loro diversità.

La mostra Elogio Della Fragilità, che vede protagoniste le opere di Elena Bellantoni, Davide Dormino e Oscar Turco, ci presenta la fragilità del nostro tempo, della nostra memoria, del nostro essere: è dalle ceneri che la Fenice rinasce, ed è dallo stato di vulnerabilità massimo che dobbiamo iniziare a ricucire la nostra esistenza. La mostra non nasce dal nulla, ma si pone in essere specularmente al libro di Roberto Gramiccia, al cui titolo sono ispirate le opere. Creando una comunione di intenti che lega arte, letteratura e società, Elogio Della Fragilità prende forma invitando gli artisti a giocare con la loro idea di instabilità, mettendosi a nudo.

Elena Bellantoni, Hala Yella - Addio/Adios, 2013, still from video. Courtesy of Archivio Menna/Binga

Elena Bellantoni con l’opera video Hala Yella- Addio/Adios indaga le radici di culture ormai quasi estinte, in un presente globalizzato che spesso mette a tacere la memoria degli antichi nativi (in questo caso della Patagonia), intervistando in un colloquio intimo l’ultima discendente dell’etnia Yaghan rimasta in vita. Cristina Calderon è la tesoriera di una lingua che rischia di scomparire con lei portandosi via la memoria di una stirpe che sprofonderà nel buio della storia. Bellantoni cerca di ricomporre i pezzi di una vicenda millenaria, stilando un abbecedario in cui viene messa in luce la fragilità del linguaggio e la fuggevolezza del suo passaggio nel tempo.

Davide Dormino, con la sua opera Unconcrete, al contrario di Elena Bellantoni, non studia un linguaggio antropologico ma ne scrive uno nuovo, vivisezionandone le strutture portanti. Una parete dall’aspetto criptico, una scrittura sconosciuta, forse di altri tempi e miti, che nasce dalle macerie corrose dal tempo nostro e di quello della Storia. Un vecchio bunker i cui arti sono stati erosi dal mare, dal vento, dal nostro stesso respiro, da oggetto pauroso simbolo di guerra e di morte si trasforma in un simulacro di rami pronti a far germogliare una nuova vita: si trasforma quindi da materia morta a essere vivente. Al centro un vaso, un crogiolo che, contrariamente al vaso di Pandora, non conserva i mali del mondo, ma ne segna il loro passaggio alla vita facendosi metafora di un grembo materno.

Vedere il mondo da vicino, viverlo di una nuova sinergia di forze, forse è questa la lettura della parete simbolica di Davide Dormino.

Davide Dormino, Unconcrete, 2017, dimensioni ambientali. Courtesy of Archivio Menna/Binga

Oscar Turco presenta invece la sua serie di otto dipinti Dell’equilibrio interiore: come la forza della natura spacca il cemento per nascere e far nascere, così le esili piante portano in cima un macigno, un enorme peso per loro fisicamente impossibile da sopportare ma che nella poetica di Turco viene alleggerito, rendendo possibile il suo sollevamento. L’apparenza della fragilità rivela in fondo una forza inaspettata che piega le leggi della stabilità: come in un ribaltamento del mito di Sisifo, l’uomo, sebbene condannato a portate un peso più grande di lui, riesce comunque ogni volta a superare le avversità.

La fragilità, dunque, come tratto distintivo di ogni essere, come simbolo della sua stessa esistenza. Anche se vista dalla società moderna come sinonimo di debolezza, questa caratteristica è in realtà la forza vitale che ci accomuna e ci sostiene.

Fondazione Filiberto Menna - Archivio Menna/Binga

[Roma, Via dei Monti di Pietralata 16]

TraNsfusioni | Elogio della Fragilità

ELENA BELLANTONI, DAVIDE DORMINO, OSCAR TURCO

A cura di Anna D’Elia e Roberto Gramiccia

30 marzo – 27 aprile 2017

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