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Identità Personale-Collettiva

La galleria Z2O di Sara Zanin presenta, attraverso la collettiva Walled Gardens in an Insane Eden curata da Marcelle Joseph, uno spaccato suoi nostri tempi. Anni segnati da una continua perdita di certezze, nonché da profonde crisi, sia di carattere economico che politico, che hanno investito i diversi livelli di una società sempre più instabile, il cui disagio maggiore è l’incapacità di sapersi riconoscere in un determinato spazio-tempo; la presenza di non-luoghi alimenta inoltre una sensazione di spaesamento esistenziale che coinvolge anche la sfera dei rapporti sociali, delle relazioni che, collettivamente, gli uni intessono con gli altri.

Così i disegni a matita su carta espressionisticamente connotati di Marie Jacotey offrono un’esternazione delle reazioni emotive più intime che contraddistinguono qualsiasi essere umano; mentre il dipinto ad olio su tela di Gabriella Boyd ci mostra, attraverso linee e contorni sfumati, una scena non del tutto leggibile, ma ricostruibile attraverso un processo di immaginazione personale che porta alla ricognizione di una realtà al contempo materiale e sfocata, come un’interazione sfiorata e subito fallita.

Walled Gardens in an Insane Eden, 2017.Installation view, room 2, Z2o Sara Zanin Gallery, Roma. Photo by Sebastiano Luciano. Courtesy of the Gallery

Si può cercare una risposta rassicurante tornando indietro nel tempo, in quei momenti di esistenza felice e spensierata che si possono trovare nel gioco, nella musica e nel fumetto, così come in tutte quelle attività ludiche che segnano l’età puerile, come mostrano le nuvole colorate di Rhys Coren; oppure si può indagare sulla propria identità originaria, come fa Zadie Xa proponendo un ricamo di simboli tradizionali asiatici eseguito su stoffe colorate, abiti che in una visione eurocentrica potremmo immaginare indossati da stravaganti rapper nordamericani.

Carichi di preconcetti, ormai riconosciamo l’altro ricollegando alcuni particolari lineamenti a una data appartenenza sociale o etnia: ragionando su questo l’artista Rebecca Ackroyd ci mette di fronte a sezioni di parti del corpo riprodotte in grande formato, suggerendo che la loro riconoscibilità è possibile anche nonostante la loro totale purezza e mancanza di classificazione; esse sono anzi in grado di diventare parte stessa dello spazio e coabitare con le piccole statuette di Florence Peake, frutto della trasposizione materiale di una performance in cui singolo e collettivo si confrontano sulla ricerca comune di stabilità.

Walled Gardens in an Insane Eden, 2017.Installation view, room 3, Z2o Sara Zanin Gallery, Roma. Photo by Sebastiano Luciano. Courtesy of the Gallery

Infine, ironico e cinico, spinto fino all’inverosimile, il lavoro installativo di Kira Freije è emblematica espressione metaforica di qualcosa che accomuna ognuno di noi: la spinta vitale al cambiamento, la riuscita, la successiva probabile sconfitta e in seguito il nuovo tentativo di ricominciare. Tutto ripetuto, come un destino comune.

I lavori di questi giovani artisti (tutti nati negli anni ’80) sono incentrati sull’analisi critica del dittongo identità personale-identità collettiva, tema di grande rilievo e attualità nell’era e nell’arte globali, e si configurano come elaborazioni personali di una presa di coscienza che porti a un’auspicabile soluzione al senso di smarrimento e irriconoscibilità reciproca, offrendo attraverso l’arte una possibile via di uscita dalla situazione di stasi che caratterizza il nostro presente.

Z2o Sara Zanin gallery [Roma, Via della Vetrina 21]

z2ogalleria.it

Walled Gardens in an Insane Eden

REBECCA ACKROYD, GABRIELLA BOYD, RHYS COREN, KIRA FREIJE, MARIE JACOTEY, FLORENCE PEAKE, ZADIE XA

A cura di Marcelle Joseph

9 febbraio 2017 - 25 marzo 2017

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