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Piacere negato

E se dentro la galleria, simbolo della nostra cultura, si stesse compiendo un sacrificio? Non è forse quel cibo sapientemente collocato a saziare le nostre brame? Il rito del piacere tutto mediterraneo porta con sé l’ombra del sacrifico.

E se invece fosse una tentazione? Una tentazione insaziata che rimane visiva, che soddisfa solo la nostra vista?

L’artista danese Ditte Gantriis torna in Italia con la sua seconda personale Sexual Feeling, presso la Galleria Frutta dal 17 novembre al 23 dicembre 2016.

Ditte Gantriis, Sexual Feeling, 2016. Installation View. Courtesy of Frutta

Roland Barthes sosteneva che il cibo “non è soltanto una collezione di prodotti bisognosi di studi statistici o dietetici. E’ anche e nello stesso tempo un sistema di comunicazione, un corpo di immagini, un protocollo di usi, si situazioni e di comportamenti”[1]. Ma cosa si può comunicare se quegli ortaggi collocati su piedistalli finemente cesellati, posti sotto i neon di una galleria, sono di vetro soffiato? Forse a venire stimolata è la nostra voglia di possederli, in quanto portatori delle qualità estetiche tipiche degli oggetti kitsch. Questi oggetti risplendono, stuzzicano la fantasia con i loro colori sgargianti e il valore d’arredo che portano con sé.

La cultura di massa ci ha insegnato che ciò che è bello è desiderabile e l’artista pone l’accento sul cibo come esperienza culturale massificata.

I cesti di verdure e di frutti, solitamente in vimini, questa volta sono in ferro battuto, ricamato, decorativo. Per rendere questi ortaggi/oggetti ancora più appetibili essi sono posti su un ripiano a specchio che li sdoppia non appena ci avviciniamo per ammirarli più da presso, per renderci conto se quello che vediamo è vero.

Ditte Gantriis, Sexual Feeling, 2016. Installation View. Courtesy of Frutta

Ma da che mondo è mondo lo specchio è simbolo di non ritorno, un riflesso sfuggente che, sollecitando il nostro narcisismo, ci intrappola, ci fa innamorare di noi stessi. Per prenderci ci perdiamo, affoghiamo nel desiderio di noi stessi. Siamo forse dei moderni Narcisi? Probabilmente sì, e la nostra fine è preannunciata nella grande tela che prepotentemente si pone alla vista dei visitatori, una grande paesaggio crepuscolare rischiarato da una luna appena coperta da nubi.

Guardando attentamente però, con un pò di fatica, notiamo un grande candeliere, che nonostante la sua grandezza ed eleganza quasi sparisce davanti al vasto paesaggio. Arriva la meraviglia, il candeliere sembra prendere vita girandoci attorno, le candele poste su di esso sono delle figure umane in preda a un abbraccio passionale che formano una spirale dove le due entità distinte sembrano una sola anima. Passione, appunto.

Ditte Gantriis, Sexual Feeling, 2016. Installation View. Courtesy of Frutta

Ditte Gantriis ha collaborato con dei maestri artigiani per la realizzazione dei suoi lavori, che nonostante sembrino degli oggetti che si possono comprare comodamente in un negozio, sono in realtà realizzati a mano. Pensandoci bene, guardando queste opere, realizziamo che sono tutte frutto di un paziente lavoro artigianale. Il vetro soffiato, il ferro battuto, le candele intagliate sono tutte riconducibili alla sapienza delle arti.

E se la tradizione riscoperta, la fatica dell’artigiano e del suo lavoro, ci riportassero con i piedi a terra? Forse non seguiremo quella voglia di possesso, forse non cederemo alla tentazione di afferrare il nostro riflesso, ma ci godremmo il piacere che queste opere possono regalarci, senza chiedere nulla in cambio.

[1] Roland Barthes, L'alimentazione contemporanea, 1961, p. 33

Frutta [Roma, Via dei Salumi 53]

fruttagallery.com

Sexual Feeling

DITTE GANTRIIS

17 novembre - 23 dicembre 2016

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