Nomi propri di persona
La Galleria Valentina Bonomo ospita la mostra personale della giovane artista romana Caterina Silva, dal titolo Münster. Il riferimento presente nella scelta del nome è agli avvenimenti che hanno travolto la città tedesca in questione nel corso dell’anno 1534, durante il quale un gruppo di anabattisti instaurò il proprio regime. Secondo i precetti di questo gruppo esterno, i cittadini di Münster dovettero subire l’imposizione di norme quali la comunione dei beni e la poligamia forzata: le donne stesse diventarono un bene da condividere, così come le abitazioni e i possedimenti; le abitudini personali divennero anch’esse di interesse collettivo e sottoposte al vaglio di autorità severe, con la conseguente repressione di ogni tentativo di insurrezione e il massacro di ogni dissidente.
Caterina Silva presenta una serie di lavori che vogliono riflettere sull’impossibilità di reazione, la disperazione e il conflitto interiore che si instaurano nei casi in cui viene esercitato un potere forzato contro la libertà e la dignità personali. Sentimenti repressi che però, una volta giunti a maturazione, sono pronti a esplodere senza controllo, in una ribellione esasperata.
Caterina Silva, Bernt, 140 x 200, 2016. Courtesy of the Gallery
Nella sala principale della galleria sono esposte 5 tele di uguali dimensioni che l’artista lavora attraverso un processo di distruzione di ciò che vi era prima (il supporto liscio e inerte) e successiva composizione di una nuova storia: la tela è aggredita, il colore è steso energicamente, l’impeto creativo ed emozionale ha trasformato la materia preesistente generando qualcosa di nuovo.
Così la tela-fondo come campo materiale diventa sfondo di un racconto, qualcosa di diverso da prima su cui il colore pur se vi è applicato è come se trapassasse la materia; la pennellata è gestuale, il colore ad olio, la vernice spray e l’acrilico sono apposti per creare accumuli di materia che sembrano emergere spontaneamente, liberi, come corpi che sprigionano emozioni trattenute troppo a lungo e ora sono pronte a esplodere stravolgendo la materia così come l’apparenza esteriore.
Fondali rosa pallido come carne sono interrotti da macchie scure: ferite e lacerazioni di un'intimità negata. Colori densi e cangianti infondono nell’ambiente circostante emozioni prima indicibili. Si vedono i segni del colore steso con le mani, con spatole, con pennelli; il colore che asciugandosi si è addensato, ha seguito il supporto su cui giace fondendosi in una reciproca relazione di forze.
Caterina Silva, Johann, 140 x 200, 2016. Courtesy of the Gallery
In altri due lavori presenti in mostra l’epidermide umana è evocata materialmente grazie alla scelta da parte dell’artista di usare come fondo ritagli di ecopelle nera per ricoprire interamente la struttura del telaio. Questi sfondi, come involucri ormai macchiati dal dolore, sono interrotti da pennellate colorate, emozioni che lasciano intravedere una nuova luce.
Se dalla distruzione della materia preesistente può nascere un’opera d’arte nuova, rinnovata, liberata del peso del passato e risplendente di nuova luce, anche l’animo umano oppresso può farlo, sembra dirci l’artista. Assistiamo, di fronte ai lavori di Caterina Silva, alla manifestazione della presenza di corpi animati, con nomi propri di persona. Queste tele diventano simbolo, memoria e testimonianza.
Galleria Valentina Bonomo [Roma, Via del Portico d’Ottavia 13]
galleriabonomo.com
Münster
CATERINA SILVA
6 ottobre-12 novembre 2016