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Datemi un martello

Svelamento e occultamento. Cosa si cela dietro la cortina? Dietro quel diaframma opaco che mostra e nasconde allo stesso tempo. Eppure si vede qualcosa, qualcosa si scorge al di là del vetro – sporco, appannato? O è la vista a essere annebbiata? Balzac l’aveva dimostrato. Quello dipinto da Frenhofer è un capolavoro, sebbene sia incomprensibile. Qualcosa mostra, o almeno vorrebbe farlo, ma cosa, in fin dei conti, non si sa.

La Galleria Frutta si ripropone come fulcro di azioni artistiche ospitando fino al 4 giugno Nascosto In Bella Vista, la doppia personale di Fabio Marco Pirovino e Sam Porritt. Svizzero di origine il primo (Basilea, 1980) e inglese il secondo (Londra, 1979), ma entrambi stabili a Zurigo, i due artisti collaborano sinergicamente per trasformare lo spazio della galleria in un magico contenitore in cui piccole meraviglie accadano e dove, una volta entrati, è impossibile resistere all’inquieto ronzio che inizia a crescere dal fondo della coscienza.

Sam Porritt & fabio Marco Pirovino, Nascosco In Bella Vista, 2016. Installation view with Untitled (Hopes and Fears), 2016. Courtesy of Frutta Gallery; Photo by Robert Apa

Forse ermetiche, forse sottilmente perturbanti. A volte confondono, il più delle volte innescano nuovi stati di consapevolezza. Quel che è certo è che le opere di questa coppia così ben assortita riescono a penetrare, scavando con cucchiai atomici non più grandi di quelli con cui si mescola il caffè, nella psiche di chi, accidentalmente o masochisticamente, si avvicina ad esse, scontrandosi – ma è un impatto attutito da sottigliezze concettuali – con il loro significato, emergente per quanto restio a una piena estrinsecazione.

Sulle pareti due serie di lavori grafico-riproduttivi testimoniano affinità e divergenze: disegni modulari che sembrano ingranaggi o tagliole quelli di Porritt; stampe su tela che paiono dipinti a olio in cui si affastellano segni vorticosi quelli di Pirovino. I primi, con le loro aguzze asperità, hanno tutta l’aria di essere un monito verso i meccanismi che muovono l’agire umano, gli automatismi, così apparentemente innocui, che si nascondono al di sotto di labili certezze e illusioni di volontà. I secondi, più pittorici, mettono in guardia sugli inganni della percezione stabilendo cortocircuiti visivi che, nel loro esibirsi, denunciano la complessità spesso taciuta delle dinamiche che regolano i modi di classificare il mondo. Le forme dentate di Porritt si ripetono all’infinito, la loro inscindibile concatenazione rappresenta la forza dell’inerzia e dell’abitudine; le nebulose di Pirovino creano un pulviscolo fuligginoso, come una foschia che, diradandosi e addensandosi, si fa beffa di ogni tentativo di penetrarla e si pone come una barriera aldiquà dell’inconscio.

Fabio Marco Pirovino, Pirovino, 2016. Courtesy of Frutta Gallery; Photo by Roberto Apa

Due installazioni-performance dal carattere allegorico si interrogano, un po’ burlescamente, sui perni attorno ai quali ruota la nostra vita interiore. Dei calici riempiti di vino rosso diventano bugie, sostegni per candele che ogni giorno vengono accese e lasciate disciogliere nel liquido purpureo; due palloncini riempiti di elio, uno azzurro con la scritta HOPE e uno nero su cui campeggia FEAR, galleggiano a mezzaria ancorati a delle chiavi, zavorre quotidiane, obblighi a continue responsabilità. Se Pirovino gioca col suo nome (pyros, fuoco e vino) sfruttando corrispondenze egocentriche, Porritt sceglie di visualizzare associazioni più intuitive attraverso una metafora oggettivizzata. I bicchieri sono legati a un piano d’appoggio, la loro stabilità dipende dal fatto di avere un supporto che gli impedisca di cadere e frantumarsi, sconfitti dalla gravità impietosa. I palloncini invece sono per loro natura destinati a volare, a volteggiare leggiadramente nello spazio librandosi al di sopra della terra, ma rimangono ancorati al suolo. Entrambi sono però contenitori, entrambi accolgono in sé un elemento altro (un liquido, un gas) ma a loro fisicamente affine per qualità e compatibile per necessità. Entrambi sono un tentativo di dar forma alla fragilità dell’Io, dibattuto, conteso, schiacciato tra speranze e paure, godimento e caducità. La cera si scioglie, segno di un’ebbrezza ormai svanita, traccia di una fiamma fugace che si è spenta, affogata. Il pallone si sgonfia, lentamente, senza aver mai toccato il soffitto e giace raggrinzito, affossato.

Quello di Pirovino e Porritt è un invito ad abbattere il muro che nasconde ciò che dev’essere mostrato, a spezzare senza timore i vincoli profondi che trattengono e reprimono pulsioni vivifiche. Con ogni mezzo possibile. Perché “se tutto ciò che possiedi è un martello, ogni cosa sembrerà un chiodo”.

Frutta [Roma, Via Giovanni Pascoli 21]

fruttagallery.com

Nascosto In Bella Vista

FABIO MARCO PIROVINO e SAM PORRITT

21 aprile - 04 giugno 2016

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