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Così "soavi e drammatiche". Opere di spitito e materia

Luisa Gardini (Ravenna 1935) comunica in modi che non pertengono completamente alla sfera razionale. E non potrebbe essere altrimenti per un’artista avvezza a fare i conti con quei frammenti emozionali che ostinati rimangono tenacemente attaccati all’anima.

La Galleria Federica Schiavo, che coraggiosamente ospita la personale di questo gigante silenzioso, diventa lo spazio in cui si coagulano segni ancestrali, lettere di una scrittura il cui alfabeto non è più ricostruibile, se non nelle profondità di una coscienza talmente intima da essere diventata come un rumore di sottofondo, un lamento, muto ma eloquente, che pervade l’aria e ci invita a rimanere in ascolto di parole di cui non è richiesta la comprensione. La sua arte si basa su una “pura attività dello spirito, ermetica e personale” e nelle sue opere si avverte tutta l’intensità di un’attività artistica dedicata alla ricerca di qualcosa (una diversa dimensione di senso forse) che andasse oltre la materia senza trascenderla ma, bensì, passando attraverso di essa.

Luisa Gardini, 1965-2015, 2016. Installation View, photo by Giorgio Benni. Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma

Il passaggio non è per nulla obbligato, né tantomeno facile. Il percorso che la materia, così come il pensiero, deve compiere è irto di svincoli e scappatoie, di seducenti anfratti ombrosi in cui rifugiarsi, col rischio di scadere in un’arte compiaciuta di sé stessa che si fa forte di un’illusione di autosufficienza e si adagia su certezze caduche, sulle effimere sensazioni di pienezza suscitate dall’assolutezza fisica dei materiali adoperati. Il tragitto che conduce allo spazio in cui viene reso possibile questo faticoso processo di de-assolutizzazione è tutt’altro che lineare: bisogna muoversi con perizia, per sottigliezze e sfumature, districarsi tra continue sovrapposizioni, stratificazioni, deformazioni.

In questa raggiunta dimensione proto-linguistica si innesca, tramite la potenza sovversiva del segno, la trasfigurazione di oggetti e materiali all’apparenza insignificanti in nuovi lemmi di una grammatica (principalmente visiva e più ampiamente estetica) profondamente alterata nella morfologia ma intatta a livello sintattico e comunque compiuta nella sua pulsante gravità semantica, sebbene il senso compiuto della frase sia destinato a sfuggirci. Il lessico elaborato viene così assemblato per giustapposizioni dettate più dalle affinità tra forme e materiali che non da ragioni di tipo compositivo. I prodotti di questa sorta di montaggio sono quindi oggetti che, per mezzo di associazioni di idee, tendono a superare i confini tra le diverse tecniche per configurarsi come risultati eminentemente materici in cui non sempre è possibile riconoscere i singoli elementi costitutivi o, almeno, i nessi logici che hanno permesso la loro unione.

Il significato rimane un nucleo insondabile, il messaggio indecifrabile, il testo illeggibile.

Luisa Gardini, 1965-2015, 2016. Installation View, photo by Giorgio Benni. Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma

La materia come elemento costitutivo e strutturale, il segno come inferenza trasformatrice. Se quest’ultimo si manifesta in tracce grafiche che non hanno nulla di indicale ma sono da interpretare unicamente come residuo scritturale di un impulso ripetitivo e automatico, scaturito da un’immediatezza quasi compulsiva, la materialità grezza che informa i collages (formando talvolta veri e propri assemblages oggettuali) diventa traccia processuale di un “lavoro lento, segreto, costante” che avanza per gradi progressivi di distruzione, rielaborazione e ricostituzione fino all’elaborazione di densi accumuli di strati superficiali.

Segno e materia. Questi i due universi indissolubilmente congiunti e interdipendenti della produzione artistica di Luisa Gardini. Un’arte gravida di un’”aspra delicatezza così finemente e saldamente intessuta nel tempo” da renderci partecipi di dialoghi sussurrati, voci di una memoria che trova in sé stessa la sua legittimità e in noi testimoni affascinati.

Tutte le citazioni presenti sono state ricavate dal breve testo di Nunzio pubblicato nel volume Luisa Gardini (a cura di Fabrizio d’Amico), De Luca editori d’Arte, Roma 2010

Galleria Federica Schiavo [Roma, P.zza Montevecchio 16]

federicaschiavo.com

1965-2015

LUISA GARDINI

28 gennaio - 09 marzo 2016

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