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La multiforme esperienza della trasformazione mistica

La Matèria Gallery ha messo in scena la grande sensibilità dell’artista Maimouna Guerresi con la sua personale Talwin. Un lavoro di incastri quello della Guerresi, dove due culture diverse ( la sua vita è divisa infatti tra l’ Italia, sua patria d’origine e il Senegal) si incontrano, entrano in conflitto ma comunque dialogano sempre con calma irriverente e carica di misticismo.

Maimouna Guerresi, Talwin, installation view. Courtesy of Matèria Gallery

Talwin infatti è il cambiamento, l’elevazione spirituale attraverso il quale l’uomo si pone all’ultimo stadio della conoscenza. Connotati di filosofia sufista pervadono la galleria, dove il centro propulsore è sicuramente l’imponente figura di Aisha che si impone quasi come una divinità benedicente in un catino abidale, come una statua di culto svuotata. Aisha fa parte della serie su cui la Guerresi ha concentrato gran parte della sua attività, Giants (2007-2012), dove queste figure imponenti, ammantate con nobili abiti ricamati in stile africano, presentano in realtà solo una parte anatomica della loro fisicità, il viso. Il resto del corpo è coperto dalla lunga veste. Uno spiraglio ci permette di guardare all’interno, ma ciò che cerchiamo di scrutare è il buio.

L’artista per creare le sue fotografie infatti installa dei veri set dove fa si che il corpo resti totalmente nascosto, o meglio che ci risucchi come un buco nero, un oblio inesplorabile. Parte da qui il dialogo scambio della Guerresi, dove la paura dell’altro, di ciò che non conosciamo ci lascia impauriti, ci limita nella piena comprensione di se e degli altri. Il tutto è rassicurato dal volto morbido delle giovani donne che l’artista usa come modelle.

Un lavoro precedente, del 2012, Students and teacher inaugura l’idea della presentazione di fotografie come polittici. Qui lo sguardo d’insieme che una fotografia dovrebbe offrire viene diviso, stroncato, ogni personaggio è unito al resto per accostamento, nonostante dal titolo si tratti studenti. Ogni figura ha un suo spazio dove ha il potere di pensare ed agire.

Maimouna Guerresi, Talwin, installation view. Courtesy of Matèria Gallery

Per Talwin Maimouna Guerresi presenta anche altre serie di fotografie suddivise in polittici. In questo caso vengono presentati degli oggetti . Oggetti a prima vista familiari: delle folkloristiche scarpe africane accanto a dei proiettili. Una natura morta decontestualizzata, una scena, resa sospesa da uno sfondo nero, in cui gli oggetti bellici perdono completamente il loro connotato negativo acquistandone quasi uno familiare. La guerra entra in casa rendendo uno scenario desolato e distrutto un luogo familiarizzato.

L’atmosfera sospesa che restituiscono i lavori dell’artista viene interrotta da un video. Qui un tavolo adornato da una tovaglia rossa ospita un contenitore in metallo colmo di un liquido bianco, probabilmente latte. A un ritmo incalzante delle pietre cadono dall’alto, facendo schizzare fuori dalla ciotola il liquido. Una cantilena popolare fa da sfondo sonoro. Forse una purezza rubata dalla violenza, un tavolo sacrificale metafora del corpo femminile.

Il corpo ha rappresentato da sempre un oggetto di studio per Maimouna Guerresi, già esponente affermata e fortemente legata alla Body Art ( partecipa alla Biennale di Venezia nel 1982 e nel 1986 e ad altre rassegne internazionali). Corpo come soggetto del medium fotografico che rende la fissità austera delle sue opere un tutt’uno con la sue poetica mistica caratterizzata dal pensiero sufista.

Donna come vita, donna come archetipo creatore, donna unificatrice di valori, donna elevata a puro spirito che unisce le diverse culture, dall’Oriente all’Occidente. Figura rassicurante in uno scenario mitico.

Materia Gallery [Roma, via Tiburtina 149]

www.materiagallery.it

Talwin

MAIMOUNA GUERRESI

12 novembre 2015 – 23 gennaio 2016

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