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Intimità della non-presenza

Tutto ha origine nella ripetizione (Derrida)

Ricorda l’enigmatico sorriso della Gioconda quello dell’artista Mariana Ferratto, che accoglie i visitatori nella sala del Macro, come già li aveva accolti – ormai quasi un anno fa - durante la sua mostra personale Esercizi per occhi pigri[1], dove era esposta l’installazione video Allo specchio, riproposta in quest’occasione.

Questa volta però, al secondo tentativo - confermato dall’artista - ho individuato la sua immagine tra ben sette sosia. L’opera infatti è composta dall’insieme delle proiezioni sulle pareti della galleria di alcune attrici a lei molto somiglianti, intente a eseguire gli stessi movimenti simultaneamente, ma non in sincronia, di fronte a una telecamera come di fronte a uno specchio. Una prima immersione in una dimensione così ripetitiva potrebbe provocare una sensazione di spaesamento quasi fisiologico, ma ripetendo a distanza di tempo[2] la stessa esperienza, questa potrebbe cambiare, addirittura si potrebbero provare sensazioni opposte, rassicuranti, come il sentirsi a casa.

Mariana Ferratto, Allo specchio, 2015, video installazione, loop, 00:01:26, ed. 3 + 1 AP. Photo by Giorgio Benni

Ferratto lavora sulle dif-ferenze, nel senso derridiano del termine différance, operando entro i parametri di una contraddizione che origina già nei due termini posti in relazione: differenza e identità. Nelle sue opere giocano differimenti, dislocazioni visive e sonore, una temporalità complessa - rappresentata per esempio nell’asincronia delle proiezioni - in cui compaiono tracce di presenza dove non c’è mai la forma della presenza e nelle quali (tracce) il desiderio di rimettersi (la presenza) arde. Ed è per queste ragioni che c’è lei, l’artista, fisica “presenza” vivente - almeno a ogni inaugurazione dove sia presentato il video Allo specchio.

Alla domanda: «Cosa cerchi?», l’artista risponde: «Sono anni che lavoro sul tema dell’identità». Ferratto cerca l’origine dell’identità. La sua? La nostra? Quella di un’identità antropologica specifica? Ma non si avranno risposte certe, né alle nostre domande, né alle sue ricerche. Se anche un giorno l’artista troverà uno o molteplici sensi sull’origine dell’identità, troverebbe anche la/le contraddizione/i, la/le differenza/e, la/le ripetizione/i, continuando in tal modo (incappata in un movimento irriducibile) a trovare la forza di ripetere/ripetersi e ri-presentarsi nei suoi lavori, e allora noi saremmo molto fortunati perché questo ci darà modo di vedere ancora numerosissime varianti del suo lavoro. A conferma di ciò è già il fatto che alla prima occasione l’installazione era composta da sei proiezioni e oggi al Macro sono diventate otto.

“La possibilità della ri-petizione sotto la sua forma più generale, la traccia nel senso più universale, è una possibilità che deve non solo abitare la pura attualità dell'adesso, ma costituirla col movimento stesso della dif-ferenza che essa vi introduce. Una tale traccia è, se si può mantenere questo linguaggio senza contraddirlo e cancellarlo subito, più «originaria» della stessa originarietà fenomenologica. […]. In tutte queste direzioni, la presenza del presente è pensata a partire dalla piega del ritorno, dal movimento della ripetizione e non al contrario. […]”[3].

[1] Mostra allestita presso The Gallery Apart nel febbraio 2015, a proposito della quale il link https://medium.com/step-in-write-out/attorno-a-questo-mio-corpo-esercizi-contro-l-inerzia-del-nostro-tempo-ca9a8d3aa643#.mff3x5oep contiene una recensione di chi scrive.

[2] Nel caso di chi scrive è trascorso il periodo di un anno.

[3] J. Derrida, La voce e il fenomeno, Jaca Book, 2010, pp.101-103.

MACRO [Roma, Via Nizza 138]

museomacro.org

Egosuperegoalterego, Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte

MARIANA FERRATTO

Allo specchio

27 novembre 2015 – 8 maggio 2016


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