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Marina Bindella: Finis Terrae

Il Museo MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell'Università La Sapienza di Roma presenta Finis Terrae, personale di Marina Bindella (Accademia di Belle Arti di Roma) a cura di Ilaria Schiaffini e Claudio Zambianchi.

La ricerca artistica di Marina Bindella prende avvio dalla scelta di utilizzare il linguaggio xilografico come medium espressivo privilegiato. Le opere esposte in questa mostra riassumono le molteplici indagini artistiche condotte negli ultimi anni, in cui l'artista ha allargato i suoi campi d’interesse attraverso l'impiego di altre tecniche: dalla pittura a olio alla tempera su tavola, dal disegno a china all'acquerello.

Marina Bindella, Finis Terrae, 2015, installation view (Finis Terrae, 2015, xilography on linoleum). Photo by Giulia Di Fazio

Se nelle pratiche incisorie si procede per sottrazione, ovvero scavando, graffiando e lambendo lo sfondo per far emergere il segno, nelle altre tecniche artistiche, invece, si procede per addizione, imprimendo direttamente con il gesto una traccia sulla superficie.

La particolarità della sperimentazione di pratiche così diverse tra loro sta nell'utilizzo che l'artista ne fa. Marina Bindella, infatti, applica ad esse gli stessi principi e le stesse regole dell'incisione: nelle pitture a tempera o a olio su tavola, procede graffiando la superficie e rimuovendo la materia dello sfondo, mentre negli l'acquerelli fa sì che la porzione di sfondo bianco risparmiato dal colore non sia soltanto superficie, ma segno, al quale è lasciato il compito di manifestare la componente luminosa dell'opera.

Ciascuna opera si presta a una doppia leggibilità, poiché, nello spostamento dello sguardo sulla superficie, prima si coglie la trasparenza pulviscolare della luce, e poi, con l'incedere del passo, si oltrepassa la tessitura della trama cogliendo tutta la vibrazione delle unità segniche elementari.

Ogni segno tracciato non è il prodotto di un moto d'impeto, ma piuttosto il frutto di un accurato calcolo proporzionale. È un duro lavoro che l'artista porta avanti con la costanza e la dedizione che contraddistingue una pratica zen. Per ogni segno addizionato all'altro, Bindella effettua un'oscillazione visuale: da una visione binoculare che controlla la qualità del tratto sulla superficie, passa a una visione d'insieme che verifica gli effetti della luce ideati nel progetto di genesi dell'opera.

A partire dalla qualità del tempo speso nel lavoro l'artista ha iniziato a interrogarsi sulla sua frammentarietà e a riflettere sul concetto di durata attraverso il ritmo frazionato del gesto, che, inframezzato da fratture e traumi, sottolinea la caducità del suo fluire.

Tali riflessioni vengono trasposte nei suoi lavori, come in Finis Terrae (la grande xilografia che dà il titolo alla mostra) e in Fratture, all’interno delle quali si sviluppano delle interruzioni che, come se fossero delle faglie, percorrono longitudinalmente l'intero spazio dell'opera.

Marina Bindella, Fratture, 2015; olio su tavola. Photo by Giulia Di Fazio

Ogni frattura genera una pausa, una cesura talmente netta che qualsiasi tentativo di rinsaldamento non farebbe che accentuare, lasciando visibile il punto in cui è avvenuta la rottura. Un'indelebile traccia nella quale non resta che cogliere le possibilità generate dall'apertura prodotta dall'interruzione, da cui iniziare un nuovo cammino nel tempo.

Le parole Finis Terrae richiamano alla mente quello che viene considerato il luogo più occidentale del Vecchio Continente, ovvero Finisterre, in Spagna: un confine del mondo, del cui ‘oltre’ non si ha conoscenza. Posto alla fine del Cammino di Santiago, questo luogo liminare è l'arrivo di un percorso insolito, dove l'orizzonte sembra finire. Ma da questa fine, l'immaginazione può esser lasciata libera di creare nuovi mondi e nuovi inizi.

MLAC - Museo Laboratorio Arte Contemporanea [Roma, Università 'La Sapienza', Piazzale Aldo Moro 5]

Finis Terrae

MARINA BINDELLA

04 novembre - 28 novembre


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