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Chinese Fun: assenza totale di presenza

Lo spazio poliedrico di Fondazione VOLUME! ospita fino al 4 novembre l’esposizione fotografica di Stefano Cerio, Chinese fun. Partiamo al titolo. La cultura occidentale, continuamente deviata dai luoghi comuni, si aspetta che all’interno di Chinese Fun si trovi qualcosa di tipicamente cinese: folla, confusione, un andirivieni alienante di immagini. Entrando nello spazio vediamo immediatamente proiettato un video che presenta una folla di persone che avanza freneticamente verso l’obbiettivo, quindi verso l’artista, ma che in realtà non si rendono conto di essere ripresi.

Stefano Cerio, Chinese fun, 2015. Courtesy of the artist

Proseguendo il percorso, quella in cui si entra è un’atmosfera completamente diversa. Lo spazio di Fondazione VOLUME coglie la sfida di un’esposizione fotografica e si fa completamente nero per accogliere le fotografie di Stefano Cerio: luoghi di divertimento di massa, come i parchi giochi, vengono completamente svuotati di presenze umane.

Il cielo è grigio, rarefatto, non è possibile neanche classificarlo come cielo. Stefano Cerio ci sta facendo vedere qualcosa che solitamente non si vede, crea un dialogo aperto tra la pungente realtà dei luoghi e la metafisica dell’atmosfera sospesa. Il forte contrasto tra i colori squillanti delle giostre meccaniche e il cielo grigiastro che fa loro da sfondo non fa che marcare l’idea di un tempo fermato, estrapolato dalla nostra realtà e rivisitato.

Un pianoforte bianco usurato immerso in un paesaggio non ben identificabile, fatto di rovine e sterpaglia, può sembrare un inno all’abbandono ma non è questo quello che interessa a Stefano Cerio. L’inespressività che a volte possono suggerire i luoghi, si unisce al nonsense che pervade le sue fotografie. Ed è lì, in quegli spazi reali, che il tempo si ferma, proprio come il grande orologio digitale sulla spiaggia che segna le 4:49. Per cogliere il carattere metafisico di questi luoghi così silenziosamente assordanti l’artista predilige le ore mattutine, poiché a suo avviso è proprio in quel momento che ci si trova nel giusto stato di “grigiore”, come grigio appare il castello che sembra uscito da una fiaba incantata: peccato che sia di cemento.

La defunzionalizzazione di questi luoghi che nascono come contenitori di un gran numero di persone viene sottolineata dal punto di vista frontale delle fotografie, impostazione che ne coglie la presenza in quanto posti assurdamente reali.

Reale appare anche il grande canestro di frutta sul ciglio di una strada che sembra essere un’installazione artistica, quando in realtà si tratta semplicemente di un metodo per segnalare che si sta entrando in una zona di produzione di frutti.

È dunque la dicotomia, la forte disfunzione tra il titolo dell’esposizione e il contenuto delle fotografie proposte in mostra a creare un cortocircuito nella nostra realtà.

Assenza di fun, assenza di chinese.

Fondazione VOLUME [ Roma, Via S. Francesco di Sales 86/88]

fondazionevolume.com

Chinese fun

STEFANO CERIO

24 settembre - 4 novembre 2015


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