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Un gioco spericolato: il Teatro della Mente di Santo Tolone

Vien quasi da chiedere il permesso. Ambienti prima noti non si riconoscono più. L’invito è quello di mettere le nostre certezze e aspettative da parte, solo per un po’. Solo per la durata di un gioco. O forse un po’ di più.

Come Quando Fuori Piove, 2015, installation view. Courtesy of Frutta, photo by Roberto Apa

Lo spazio della Galleria Frutta si trasforma per ospitare la nuova personale di Santo Tolone dal titolo Come Quando Fuori Piove, un’esposizione in cui l’ordine delle cose, sovvertito e ricreato ad hoc, genera in chi la visita una sensazione di estraneità mista a un timido desiderio di partecipazione. Busso? Posso entrare? Sono nel posto giusto? Piccole domande, fin troppo discrete, affiorano nella coscienza di chi sa ciò che vorrebbe vedere (una mostra d’arte, presumibilmente) ma rimane interdetto, sorpreso (forse deluso) nel trovare altro. Il gioco è proprio questo. Entri o rimani sulla soglia (fittizia ma lo spettatore ancora non lo sa), ti butti o ti limiti a guardare. Superare la porta non è un atto di coraggio, non richiede un’ardita imprudenza. Semmai è un’azione logica, il passo mosso da una sottile curiosità indotta.

Si viene accolti da una sala d’aspetto incredibilmente realistica, dotata di un arredamento consono alla sua funzione. Pareti in legno chiaro e mobili dal design asettico definiscono questo spazio liminare – siamo in attesa di una seduta psicanalitica o di essere ricevuti dal nostro dentista di fiducia? – e ne caratterizzano il clima di rassicurante transitorietà – non dovrò rimanere a lungo, posso andarmene quando voglio. Sedie affiancate, piante ornamentali, un quadro appeso in una posizione casuale. In fondo un acquario, tocco di rispettabilità medio-borghese, e una pila di riviste tentano di stemperare l’aura di seriosa immobilità. Mi siedo e aspetto. Ah no. Dietro l’angolo compare una porta, un innocuo diaframma di vetro smerigliato. Dunque entro. I cardini ruotano.

Ora si è circondati dalla penombra di un corridoio. Capiamo che è questo il vero luogo di passaggio. Siamo al di fuori, ma ancora dentro. Un bagliore rossastro, quasi infernale, dà l’impressione di trovarsi in un vestibolo purgatoriale, ma non c’è condanna e nemmeno redenzione. Uno schermo rivolto verso la parete proietta un video in cui un drappo scarlatto si muove palpitante: qualcosa al di sotto della superficie – un oggetto che si gonfia ritmicamente? Una non distinguibile parte anatomica? – solleva la stoffa prima con delicatezza e poi all’improvviso con uno scatto violento. Ce ne andiamo. Proseguiamo col dubbio, con la vaga sensazione di aver assistito a una scena proibita.

Si supera uno spazio vuoto e si accede a una sala freddamente illuminata. Realizziamo che è questo il vero spazio espositivo, con le consuete opere affisse, lì per essere guardate. Ma lo spazio cambia, i confini mutano: tende mosse da meccanismi automatici alternativamente occultano e svelano, stabilendo il tempo della nostra percezione. Compaiono lavori eterogenei: forme morbide e colorate sembrano espandersi nell’aria; due dipinti in cui frammenti di realtà (un occhio, un dito, una pedina degli scacchi) si perdono in atmosfere irreali; composizioni astratte dove tra due vetri si affastellano linee e geometrie frantumate. È come se gli elementi contenuti nella sala d’aspetto fossero esplosi per poi essere ricomposti in agglomerati allusivi. E infatti ci sembra di scorgere lì la foglia di una pianta, là l’impiallacciatura di un mobiletto cromato stile IKEA[1].

Siamo all’interno di un gioco, un labirinto, un teatro. Tra le sue dimensioni vigono le stesse norme che determinano il rapporto tra conscio e inconscio, tra la razionalità di convenzioni imposte (ma anche cercate) e il ludico accostarsi di idee. In questa sorta di Teatro della Mente si cela un invito alla libertà. Proprio come i semi delle carte da gioco stimolano arbitrarie associazioni mnemoniche[2] a cui attenersi.

Anche la libertà ha le sue regole.

[1] Dal comunicato stampa della mostra redatto da Andrew Berardini

[2] Ibidem

Galleria Frutta [Roma, Via Giovanni Pascoli 21]

fruttagallery.com

Come Quando Fuori Piove

SANTO TOLONE

17 settembre - 31 ottobre 2015


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